Si può insegnare solo ciò che si è imparato.
Quella che potrebbe apparire una banale constatazione è invece una verità con la quale chiunque voglia trasmettere una forma di conoscenza deve fare i conti.
Ecco allora che per raccontare chi sono come insegnante di pianoforte devo parlare dei miei Maestri e di ciò che ho imparato da loro in tanti anni di studio.
Ho compiuto i miei studi accademici al Conservatorio di Alessandria sotto la guida di Giuseppe Binasco. Allievo di Lodovico Lessona, Giuseppe Binasco frequentò i mitici corsi di perfezionamento che Arturo Benedetti Michelangeli tenne ad Arezzo negli anni ’50 e quelli di Alfred Cortot presso l’Accademia Chigiana di Siena.
Fondamentale per la mia formazione musicale e personale è stato l’incontro con Ilonka Deckers-Küszler con la quale ho studiato per cinque anni, dal 1990 al 1994. Nata a Budapest nel 1902, la Signora Deckers studiò all’Accademia della sua città nella classe Arnold Székely che a sua volta si era formato con István Thomán, uno degli allievi prediletti di Franz Liszt. Era dunque l’erede diretta di una straordinaria tradizione musicale che – risalendo da Székely, Thomán, Liszt e Czerny – arrivava fino a Beethoven.
Prima in Ungheria e successivamente, a partire dal secondo dopoguerra, a Milano la Signora Deckers formò generazioni di straordinari musicisti tra i quali spiccano i nomi di Annie Fisher, Edith Farnadi, Enrica Cavallo, Dennis Lee e Alexander Lonquich.
Studiare con la Signora Deckers significava abbracciare un modo totalizzante di vivere la musica. Il suo metodo di insegnamento partiva dall’autentico significato della parola “tecnica” ovvero “arte” (dal greco téchne). Per lei non poteva esistere alcuna separazione tra i problemi di tecnica pianistica e quelli di natura musicale; il suo approccio e il suo metodo sviluppavano armonicamente ambedue gli aspetti, integrandoli fin dall’inizio.
Il suo appartamento bello e silenzioso, affacciato su Parco Sempione, era il punto d’incontro di tanti giovani pianisti provenienti da ogni parte del mondo che attraverso il suo carismatico insegnamento venivano a contatto con una grande Scuola. E ciascuno di noi, attraverso le lunghe ore di lezione con lei, ha appreso i fondamenti di quella tradizione musicale per poterli a sua volta tramandare nell’unico modo possibile: quello basato su un lavoro minuzioso, approfondito, metodico e paziente.
Un altro insegnante molto significativo per la mia formazione è stato Marian Mika, pianista polacco con il quale ho lavorato per alcuni anni, dal 1996 in poi. Con lui ho approfondito in particolare l’opera di Frédéric Chopin: la tecnica strumentale, lo stile, il fraseggio, l’estetica del suono. Marian Mika si è formato all’Accademia di Cracovia con Ludwig Stefanski e con Henryk Sztompka, un allievo di Ignacy Paderewski.
Con lui si chiude il cerchio del mio percorso perché Paderewski si formò alla Scuola di Leschetizki, uno dei più importanti allievi di Carl Czerny.
Queste sono le tappe principali del mio percorso di studi.
Oggi, dopo tanti anni di insegnamento nei Conservatori di mezza Italia, sono tornato dove tutto è iniziato: il Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria. Qui, forte anche delle tante esperienze concertistiche e professionali di cui questo sito fornisce un compendio, lavoro con entusiasmo per consegnare ai miei allievi il tesoro di conoscenze che ho avuto la fortuna di accumulare nel corso della mia vita.
Sergio Marchegiani