Martedì sera, Sergio Marchegiani ha incantato il numeroso pubblico di Rouffach. Ultimo pianista di questa dodicesima stagione ad “affrontare” il pubblico come solista con gli 88 tasti sotto le dita, Sergio Marchegiani l’ha fatto con un programma molto ambizioso. Fin dalle prime misure del Moderato cantabile della Sonata n° 31 in la bemolle maggiore opera 110 di Beethoven ha fatto sua la grande libertà formale voluta dal compositore. Le sue note erano staccate e rallentate come pochi interpreti sanno (vogliono) fare, il tempo spesso destrutturato, i silenzi “inquietanti”: una lettura interiore, straziante e colma di un’emozione contenuta… fino all’apoteosi quasi sinfonica del finale del terzo movimento. Liturgia di Alberto Colla (brano del 1999 di cui il pianista è dedicatario) non porta senza motivo il numero d’opus 110; il pezzo tratta temi affini a quelli della Sonata che l’ha preceduto nel programma, una stessa idea di trasparenza… per terminare allo stesso modo, dopo un brillante crescendo, in piena luce. Potenza d’invenzione, libertà, delicatezza, nostalgia… i Notturni di Chopin ne sono, più o meno, segnati. Nove di essi (e due come bis) sono stati suonati da Sergio Marchegiani con il tono della confidenza tra amici: arte del bel canto adattato al pianoforte e destrezza erano presenti in quelli tratti dall’op. 9 e 15, dramma ed emozione sostenevano l’op. 48, il buon umore l’op. 55 e la malinconia i due che compongono l’op. 62.
B.fz. – Dernieres Nouvelles d’Alsace
03 agosto 2007